IFAKARA – Aprile 2016

DAL DIARIO DI VIAGGIO DEI VOLONTARI (Anna, Marta, Oreste, Vittorio, Monica)…

Ci si sveglia al canto dei galli, che iniziano i loro chicchirichì quando è ancora buio, tra le 4 e le 5. Poi si dorme ancora un po’ e il secondo risveglio è al canto melodioso dei frati che iniziano le loro preghiere alle 6 nella cappella del convento dove siamo ospiti e dove vanno anche le persone che abitano qui a Ifakara. Il loro canto è dolce e profondo. È’ anche accompagnato dal canto degli uccelli, tanti.

Ieri è stata una giornata relativamente riposante, anche se solo a camminare, quando c ‘è il sole, si suda. Abbiamo preso le biciclette e siamo andati al Centro Betlehem, gestito da suore francescane, dove sono ospitati oltre 100 ragazze e ragazzi disabili. Il Centro è un’oasi di pace: costruzioni in mattoni, grandi prati, grandi alberi che offrono una grande ombra. Le ragazze e i ragazzi stanno bene qui , sono seguiti . Noi abbiamo portato denaro e siamo stati con loro un’oretta. Abbiamo rivisto Abu, un ragazzino spastico che seguiamo da tempo, fin da quando era all’orfanotrofio di Kikwawiila.

Il pomeriggio siamo stati di nuovo al St. Francis Hospital, dove siamo già stati più volte per sistemare letti e paraventi. Abbiamo finito il lavoro e, tra le cose da buttare nel cortile del workshop (l’officina) , abbiamo recuperato una carrozzina che aveva semplicemente le ruote sgonfie e cinque sostegni per flebo perfetti e abbiamo riportato il tutto dal patron (il responsabile Infermieristico). Sono materiali inviati da noi con il container, per questo sapevamo che erano a posto (sistemiamo tutto quello che mandiamo prima dell’imballaggio).

Oggi andiamo a Iragua e a Lugala. A Iragua stiamo finanziando la ristrutturazione del vecchio dispensario dove, in locali fatiscenti , dormono medico e infermiere. A Lugala abbiamo mandato diversi materiali ( tra i quali un generatore e  un ecografo) per l’ospedale, di proprietà’ della Chiesa Luterana, gestito in partnership con il Governo della Tanzania.

Anche oggi pare ci sia il sole, sono le 6.40. Da quattro giorni non piove !

Ieri sera abbiamo visto la luna piena, con la “faccia” adagiata su un lato (siamo nell’emisfero  sud e il cielo si mostra diverso). Abbiamo visto anche stelle ( per quello che si poteva vedere con la luna piena!).

La natura è imponente: tutto è verdissimo, Siamo nella stagione delle piogge e la natura è un trionfo. Alberi alti decine di metri, erba che supera le nostre teste, banani, palme da cocco, i campi allagati, molti con colture di riso. Le strade sterrate e piene di buche sono diventate in molti tratti poltiglia di fango e piccoli laghi. Bimbi e adulti camminano con l’acqua a mezza gamba per giocare, lavare, coltivare. Spesso però l’acqua è tracimata dal fiume che per tutta la pioggia è  straripato e, in mezzo ai pesci che i bimbi provano a pescare con canne rudimentali, ci possono essere coccodrilli! Ma il nostro Francesco, che vive qui, ci dice che le persone sanno dove sono i coccodrilli per cui non corrono pericoli, anche se ovviamente possono sbagliarsi e negli ospedali – ci diceva Jessica , una infermiera ferrista che è stata al St. Francis mandata da Gocce, – spesso ci sono bimbi e adulti con importanti ferite provocate dai coccodrilli.
Fuori dai villaggi le abitazioni sono in stragrande maggioranza capanne di fango e rami intrecciati con tetti di paglia. Nei villaggi ci sono anche casupole di mattoni e baracche con tetti di lamiera. Ne abbiamo viste tante, percorrendo in auto kilometri e kilometri di sterrata piena di buche, fango, laghi. Con ogni tempo , sempre , persone in bicicletta, in moto, a piedi. Molti bimbi con le divise della scuola che tornano a casa a piedi.
L’altro giorno, mentre tornavamo da Mahenge, abbiamo visto un autobus impantanato su un tratto di strada in salita. Noi siamo riusciti a passare grazie all’abilità dell’autista della jeep che ha fatto una deviazione in un viottolo.

Ora sono di nuovo le 6 di una giornata. Siamo a Lugala, nella guesthouse dell’ospedale. Il viaggio è stato pesante, molto: fango, melma, acqua, buche, camioncino impantanato… 6 ore per circa 150 km. Il direttore dell’ospedale ci ha accolto e ci ha accompagnato in tutti i reparti. Tutta la notte ci hanno tenuto compagnia un coro ininterrotto di rane, ma ora dobbiamo andare.

Racconteremo tutto al ritorno, promettiamo: l’Africa entra nel cuore.

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